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Relazione su "Fattori di valutazione nella privatizzazione di sistemi pubblici centralizzati di proprietà industriale verso terzi" (Taskent, Uzbekistan - 8-12 Settembre 1997)

13 ottobre 1997

NATO Science Program and Cooperation Partners
CONVEGNO DI RICERCA AVANZATA

Associazione e coordinazione "Est-Ovest" nel campo dell'utilizzo di proprietà intellettuale e dello sviluppo di processi innovativi
Taskent, Uzbekistan - 8-12 Settembre 1997

Riassunto. La costituzione, o la riformulazione, o la ristrutturazione, di un ufficio professionale privato che si occupi di proprietà industriale, conto terzi, può seguire differenti configurazioni e strutture e può privilegiare servizi che, anche se apparentemente simili, in realtà differiscono anche di molto tra loro.
Molti sono i fattori che intervengono, alcuni di carattere esterno, altri di carattere interno e la politica dei piccoli passi, ancorchè continui, è normalmente quella che nel tempo dà risultati più soddisfacenti e più intrinsecamente stabili.

1.Introduzione

La regione dell'Italia denominata Friuli Venezia-Giulia, che ha come capitale economica (non quella politica) Udine, è una piccola regione nell'estremo nord-est dell'Italia, che confina con l'Austria ed ora con la Slovenia.
La regione ha una popolazione di circa 1,3 milioni di persone ed è un coacervo di popoli di cui i più antichi sono i carni (ceppo celtico) ed i friulani.
Per questa regione passava la cosiddetta "via delle invasioni" attraverso la quale molti popoli del nord sono poi dilagati nella pianura padana.
Inoltre, nei secoli, ha subito la dominanza di molti padroni e nella seconda metà del 1500 è stata di fatto ripopolata immettendovi oltre 40.000 persone di ceppo veneto, tedesco e slavo.
A ciò si deve aggiungere l'immigrazione dalla vicina Yugoslavia che, dopo l'ultima grande guerra, ha portato in regione istriani e dalmati di ceppo veneto o italiano.
In questa situazione, che ha concretizzato in regione enclavi di popoli slavi e di persone che mantenevano rapporti famigliari con altre poste al di là del confine, vi è sempre stato un dialogo con le realtà poste nella ex Yugoslavia e non solo; dialogo che si manifestava apertamente, o si nascondeva, in ragione del momento politico, ma dialogo continuo e sempre esistente.
E' stata quindi una conseguenza quasi naturale l'essere contattati, quando le nuove realtà politiche confinanti e non hanno iniziato a definirsi, per ottenere informazioni ed indicazioni, da alcuni di coloro che si mettevano, o intendevano mettersi, a svolgere autonomamente la professione del consulente in proprietà industriale.
La visione della professione, ovvero l'ideologia che spingeva costoro a svolgere la nostra professione, risentiva dello storico accumulatosi negli ultimi quasi 50 anni e della voglia di riscattare rapidamente il passato quasi volendolo rimuovere. Se da una parte gli strumenti a loro disposizione nulla avevano da invidiare a quelli che noi utilizziamo, è l'approccio culturale che era molto differente e non coerente con quello che riteniamo essere il naturale evolversi delle cose. A nostro avviso è invece proprio l'approccio culturale l'elemento basilare per impostare un'attività professionale autonoma di questo tipo, attività che ha e chiede tempi lunghi e non ammette rapide performance come, per altro, non è ammesso, nè certamente possibile, un rapido diffondersi di una stabile cultura industriale e/o commerciale modernamente concepita.
Anni prima, quando la rigidità monolitica dei cosiddetti "Paesi dell'Est" cominciava ad incrinarsi, avevamo iniziato un'interessante collaborazione con alcuni membri di uno di quegli uffici (che nel caso di specie era organizzato in più unità operative) che nei vari stati della realtà del socialismo reale esistevano con il compito di interfacciarsi con l'Ufficio Centrale che cura la Proprietà Industriale.
Con tale ufficio, e con due unità operative dello stesso, c'erano già conoscenze derivanti da intensi contatti, tesi a curare opposti interessi, sviluppatisi fin dall'inizio degli anni '70.
Persone professionalmente preparate, con strumenti sufficienti, ma coscienti che il loro approccio era viziato da troppi anni di burocrazia e da una realtà industriale fino allora troppo protetta per essere concorrenziale.
Con queste persone abbiamo di volta in volta discusso delle metodologie di approccio e delle ipotesi di sviluppo, nonchè fornito i suggerimenti richiesti, ed abbiano inoltre fornito loro non solo indirizzi selezionati di colleghi esteri, ma li abbiamo personalmente presentati, là ove ce ne era bisogno, al fine di facilitare e migliorare il contatto.
Questo nostro contributo è stato facilitato dalla storia industriale della regione ove abbiamo la nostra sede principale, storia che presenta un periodo recente in cui molta parte dell'industria è stata stimolata e protetta, nella speranza che essa si radicasse e si espandesse, con contributi pubblici ottenuti a fronte dei problemi creati da un distruttivo terremoto. Alla terminazione della disponibilità finanziarie pubbliche, sostanzialmente solo quelle aziende che non avevano beneficiato sono quelle che ora permangono stabilmente, le altre o sono passate di mano o sono scomparse. Di tutta questa storia siamo stati testimoni attenti e scettici dei risultati che si speravano di ottenere, in quanto non riscontravamo una cultura idonea a concretizzare quanto il potere politico sperava.
Da queste nostre esperienze riteniamo che non sia sufficiente la preparazione professionale, che comunque è importante e deve essere presente quanto meno ad un buon livello, quanto l'ideologia e le aspettative che accompagnano la realtà professionale, sia essa nuova o riformulata, che devono essere correttamente poste in essere.
Infatti, chi si avventura per questa strada, se da una parte deve sapere che è impensabile trasformare un tessuto industriale/commerciale di tipo burocratico-verticistico in tempi brevi, e tanto meno crearlo, dall'altra deve avere per quanto possibile chiaro ciò che auspichevolmente ci sarà dopo un periodo di circa 15-20 anni che è un periodo normale per valutare la riuscita o meno di una iniziativa.
Una tale visione, che deve essere confrontata ed adeguata nel tempo, è necessaria al fine di poter di volta in volta strutturare, programmare e gestire il tutto non solo in relazione alle evoluzioni in atto, che se troppo veloci richiedono poi frenate anche brusche o addirittura veloci ritorni al passato, ma avendo presente un ragionevole scenario che nel tempo si dovrebbe concretizzare evolvendosi, stando la filosofia di vita e di sviluppo ancora dominante ed apparentemente vincente.
Quanto segue, anche se in maniera veloce e necessariamente non completa, risente di queste esperienze e delle convinzioni che si sono concretizzate conseguenzialmente in noi.
Non si crea una nuova realtà, nè si passa da uno scenario all'altro per semplice volontà politica, ma attraverso una sostanziale introitazione del nuovo da parte della più parte degli attori e dei comprimari. Ciò avviene in modo intrinseco e stabile in tempi lunghi, e tali tempi sono tanto maggiori quanto il nuovo è distante dal vissuto naturale e dalla intima cultura dominante.
Le brusche accelerazioni comunque indotte creano danni, disastri e cattedrali nel deserto.
Nello stesso modo sproporzionate aspettative creano disillusioni ed incapacità a giudicare.

2.Fattori esterni

  • 2.1 Struttura del mercato

    Lo sviluppo di uno studio professionale che si occupa di diritto industriale è strettamente collegato allo sviluppo industriale e/o commerciale dell'area in cui detto studio opera. Non esistono possibilità di differenti sviluppi sia che lo studio privilegi lavoro proveniente dall'estero, sia che privilegi lavoro che proviene dall'interno.
    Infatti, un tale tipo di studio professionale assolve a tipiche funzioni di staff e quindi non può avere una propria autonomia operativa se non correlata a quella industriale/commerciale esistente nell'area che sottende.
    La tipologia e la caratteristica del mercato, a cui lo studio professionale si rivolge, o intende rivolgersi, incide sulla struttura dello studio stesso e sulle risorse professionali tipiche di cui detto studio deve disporre.
    Lo studio che privilegia il lavoro che proviene dall'estero avrà prevalentemente la necessità di disporre di risorse che gli permettano di ottenere, a costi contenuti, la traduzione sia dei documenti nella lingua ufficiale dello Stato, sia delle comunicazioni verso l'esterno, in almeno una lingua estera di maggior utilizzo, normalmente l'inglese.
    La qualità ed il costo della traduzione, in detta lingua di maggior utilizzo, varranno come fattori di qualificazione verso i fruitori esterni dei servizi di detto studio i quali non sempre vengono in contatto, diretto e personale, con lo studio stesso e con la capacità e potenzialità dello stesso.
    Va per altro tenuto presente che l'eventuale contatto, diretto e personale, il più delle volte è un contatto necessariamente superficiale da cui si ricavano giudizi fortemente soggettivi basati su impressioni e sensazioni.
    Tali giudizi possono anche rivelarsi errati nel momento in cui l'azione passiva di difesa, o attiva di attacco, si rende necessaria ed in cui altre capacità professionali, e non, devono essere dispiegate per ottenere il miglior risultato possibile.
    Aggiuntivamente, il contatto conoscitivo viene normalmente posto in essere o da altri professionisti altrove residenti, ovvero da funzionari, nel caso di multinazionali che dispongono di strutture interne per il coordinamento ed il controllo del proprio parco brevetti, il che caratterizza detti contatti principalmente per le aspettative che sono proprie dell'interlocutore.
    Da ciò la necessità, per lo studio professionale che desidera privilegiare il cliente estero, di curare la propria immagine e di porre in essere un'intensa opera di contatti personali da svilupparsi attraverso la partecipazione a convegni internazionali ed attraverso presentazioni qualificanti, più che attraverso l'invio di brochures, comunicazioni o altro. Una tale impostazione dell'attività dello studio semplifica la gestione e richiede un livello professionale e qualitativo medio inferiore rispetto a quello richiesto a chi privilegia il cliente interno; inoltre permette di ottenere un reddito che presenta carattere di ripetitività.
    Lo studio professionale che decide invece di privilegiare il mercato interno deve attrezzarsi di tanta pazienza, di molta buona volontà, nonchè di risorse interne maggiori e più qualificate di quelle che in quel momento il mercato interno gli chiede se intende operare ad un buon livello.
    Sempre che sia possibile, o ragionevole, fare delle stime in queste cose si può ipotizzare che le capacità che, in un determinato momento, lo studio pone in essere sul territorio dovrebbero essere quelle che il territorio sarà in grado di recepire e valutare in futuro non prima di cinque/sette anni, per certe aree anche dieci e più anni; tale è il ritardo con cui un trovato (per i modelli e per i marchi i ritardi caratteristici medi sono differenti) si deve usualmente misurare in un'azione giudiziaria attiva o passiva qualora detto trovato possegga contenuti concorrenziali rilevanti.
    Un altro aspetto che una tale impostazione porta con sè, consiste in uno sviluppo lento, più ridotto, in termini di personale addetto, e forse di reddito, rispetto alla soluzione che privilegia il cliente estero, ciò in quanto detto sviluppo è strettamente legato allo sviluppo intrinseco e naturale (quindi non quello forzato con impianti o strutture imposte politicamente o da multinazionali che poco o nulla rilasciano sul territorio), sviluppo che prima ancora che tecnico o tecnologico (anche in senso commerciale) richiede un'evoluzione culturale estesa ed introitata di almeno buona parte della popolazione.
    Un mercato interno che privilegia le attività commerciali richiede risorse qualificate nel settore dei marchi, della contraffazione e della concorrenza sleale; se l'attività commerciale è proiettata verso l'estero, una estesa rete di corrispondenti qualificati in tema di marchi ed attività connesse si rende obbligatoria ancorchè ottenuta appoggiandosi ad altro studio attrezzato e stipulando accordi con detto. Ciò permette di offrire da subito un servizio qualificato senza correre sia i rischi connessi con la ricerca di corrispondenti che quelli dovuti all'inesperienza in merito alle problematiche specifiche.
    Un mercato che richiede o ricerca tecnologia ivi non disponibile richiede allo studio professionale una struttura che disponga di mezzi idonei a concorrere a valutare la tecnologia offerta e le connessioni (non solo tecniche) che l'inserimento di detta tecnologia comporta. Richiede inoltre una conoscenza dei meccanismi contrattuali nonchè delle tecniche di mascheramento e di aggiramento degli obblighi contrattuali che si possono trovare quando si tratta di acquisto di tecnologia e di know-how. In questi casi la collaborazione con studi che operano in aree ove detta tecnologia è presente si rivela alle volte un'arma vincente in quanto permette una più estesa ed approfondita valutazione delle proposte, sia in termini tecnologici che contrattuali.
    Va da sè che qui il termine tecnologia ha una valenza molto estesa, comprendendo di volta in volta componenti tecniche, tecnologiche e/o componenti commerciali.
    Va poi rilevato come il cosiddetto "inventore privato", che è molto attivo specialmente nei mercati tecnologicamente giovani ed in quelli poveri, possa incidere fino al 30/35 percento delle proposte di nuove invenzioni. Se da una parte tale tipo di inventore è certamente un cliente che non pone grossi problemi, non richiede una tipologia di servizi sofisticata ed è disponibile a pagare un di più rispetto agli imprenditori, dall'altra raramente porta con sè un qualche cosa che vale veramente la pena di proteggere; ciò pone in capo al professionista problemi umani non indifferenti e di non facile soluzione se esso è permeato dal cosiddetto "rispetto umano".

  • 2.2 La Pubblica Amministrazione

    I servizi che la Pubblica Amministrazione, cioè l'Ente con finalità pubbliche (nel seguito Ente) che gestisce nello Stato e per lo Stato la proprietà industriale, è in grado di offrire ad uno studio professionale (e conseguenzialmente alle attività commerciali e produttive) che si occupi di diritto industriale sono fortemente incidenti sulle caratteristiche della struttura che detto studio deve possedere.
    Basti pensare all'attività divulgativa ed alle fonti documentali ed informative che detto Ente pone, o non pone, a disposizione.
    Certamente oggi si dispone di banche dati lontandisposte, abbastanza precise, interrogabili abbastanza facilmente, sufficientemente aggiornate, a cui si può accedere con facilità, ma la domanda che si pone immediatamente è: quanto servono? che grado di sicurezza hanno? quale completezza di dati forniscono? che aiuto danno anche alla soluzione dei problemi tecnici e tecnologici che l'industria incontra?
    Se si pensa alla relativa giovinezza di dette banche dati si capisce come esse siano di fatto poco utili soprattutto per le tecnologie che si accreditano naturalmente in aree industriali che devono svilupparsi ed in quelle che sono all'inizio dello sviluppo. Ecco quindi che una raccolta documentale estesa, organizzata, facilmente accessibile e disponibile, risulta essere un fattore importantissimo non solo per l'attività di uno studio professionale ma anche e soprattutto per un corretto sviluppo industriale senza grandi dispersioni e con un'ampia casistica di opzioni, nuove soluzioni e provocazioni a disposizione dei progettisti e dei gruppi di studio e ricerca.
    Tale documentazione sarà tanto più utile quanto i destinatari d'uso sapranno interrogarla e capirla.
    Altrimenti sarà lo studio professionale che da una parte dovrà ricercare fonti esterne affidabili a cui rivolgersi e dall'altra dovrà farsi carico della decrittazione dei documenti.
    Le fonti esterne dovranno possedere caratteristiche coerenti con esigenze di rapidità e costo e lo studio professionale dovrà porre in essere tutta quella serie di attività di corollario, ma non troppo, che servono ad un'azienda che voglia trovare un proprio prodotto competitivo, non solo in termini economici, e che voglia crescere con esso portandolo aggressivamente sul mercato migliorando e difendendo la propria posizione anche grazie ai bassi costi di produzione che tali aree permettono.
    Inoltre detto studio professionale dovrà attrezzarsi esso stesso per conservare copia della documentazione caratteristica che di volta in volta si renderà disponibile al fine di migliorare il proprio servizio, ma ciò gli imporrà problemi di magazzinaggio e di archiviazione, che con il tempo possono divenire complessi e che comunque pongono problemi di progettazione, di avviamento, di gestione e di costi.
    Ma non ci sono solo le invenzioni, ci sono anche i marchi ed i modelli.
    Pertanto, uno studio professionale privato che debba attrezzarsi per rispondere in modo completo alle richieste della propria clientela, fornendo anche i cosiddetti servizi di "allerta" estremamente utili per tutti, ma soprattutto per le giovani aziende, se non trova nell'Ente un valido contributo deve alienare sostanziali risorse proprie non sempre disponibili.
    Questa è solo una sommaria indicazione dell'aiuto che l'Ente può porre in essere (ma ci sono anche molti altri servizi che l'Ente può erogare) per agevolare l'attività di uno studio professionale e facilitare lo sviluppo industriale o commerciale.
    Un tale Ente, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo ma non solo, dovrebbe quindi curare da una parte la diffusione della cultura dell'innovazione e dall'altra l'insegnamento dei concetti base del diritto industriale, nonchè della lettura e dell'utilizzo della documentazione tecnica generale e di quella brevettuale.

  • 2.3 La concorrenza

    Un fattore che incide sulla struttura e sull'attività di uno studio professionale, migliorandone la professionalità e riducendo i costi per gli utenti, è la presenza di una attiva concorrenza.
    E' a tutti noto quali siano i benefici che una sana e qualificata concorrenza produce in tutti i settori; similmente un'attività concorrenziale è sempre auspicabile anche nel campo professionale in qualunque settore si esplichi, ciò a condizione che l'offerta non superi di troppo la domanda.
    Va da sè che l'Ente, senza prevaricare e senza divenire centralista, deve aiutare e stimolare il sorgere e lo svilupparsi di una concorrenza rapportata alla realtà del mercato, da ciò dipendendo lo sviluppo del settore, la sua preparazione e, in cascata, lo sviluppo e il rafforzamento della capacità concorrenziale delle aziende che utilizzano i servizi propri della proprietà industriale e quelli ad essa connessi e da essa derivati.

  • 2.4 La posizione geografica

    Anche la posizione geografica, nello Stato, dello studio professionale incide sulla struttura e sulla professionalità dello studio stesso, ed è auspicabile che esso abbia sede nei poli industriali, sì che specializzandosi nelle capacità tecniche e tecnologiche di detta area industriale, concorrerà propositivamente al suo sviluppo.
    Se invece lo studio professionale è situato nei pressi della sede dell'Ente incaricato privilegerà le attività amministrative presso lo stesso Ente e le attività a favore dei clienti esteri e ciò per la maggior facilità del contatto e dello svolgimento del lavoro, il che porta normalmente ad un abbassamento della qualificazione professionale.
    Anche una collocazione frammentata dello studio professionale, cioè con uffici lontandisposti facenti capo ad una sede centrale per le attività comuni, provoca un abbassamento qualitativo quanto meno presso le unità distaccate. Normalmente nelle aree in fase di sviluppo tali realtà difficilmente riescono naturalmente a concretizzarsi.
    Chi opera nelle unità distaccate da quella centrale normalmente non è nelle condizioni di capire l'interezza delle problematiche connesse con la propria prestazione e conseguenzialmente la propria prestazione normalmente non sarà la migliore per quella determinata situazione/esigenza del cliente.
    Per altro, neppure l'unità centrale madre, che gestisce normalmente anche i rapporti con l'estero, può essere nelle condizioni di fornire una prestazione qualificata e coerente con le necessità della clientela curata dall'unità distaccata, in quanto non la conosce e non ne percepisce le naturali esigenze che di volta in volta si concretizzano.

3. Fattori interni

  • 3.1 Le risorse professionali interne

    Le risorse professionali interne sono dipendenti, come risulta evidente da quanto detto sopra, da una pluralità di fattori, non ultimo dalla tipologia della clientela e dal suo livello tecnico, tecnologico e commerciale.
    Uno studio professionale che voglia porsi in modo attivo e propositivo sul territorio deve possedere risorse professionali proprie che coprano non solo tutti gli aspetti della proprietà industriale, ma alle volte anche quelli connessi e derivati, sì da collocarsi costruttivamente a fianco dell'industria possibilmente fin dalle prime fasi di formazione del prodotto/mercato.
    Va da sè che determinate risorse, in certe situazioni territoriali o di mercato, potranno non essere sempre paganti, ovvero potranno non essere sempre totalmente utilizzate, ma comunque è opportuno che siano presenti se detto studio vuol essere un elemento stimolatore dell'attività industriale e commerciale soprattutto di quella caratterizzata da unità piccolissime, piccole o medie.
    Inoltre va ricordato che soprattutto nelle aree alla ricerca di una propria identità tecnica e/o commerciale, le risorse interne dello studio dovranno prestare particolare attenzione all'evoluzione della tecnologia e/o delle attività commerciali tipiche dell'area servita per fornire spunti, idee e consigli.
    Aggiuntivamente, proprio per le problematiche tipiche della clientela, quanto meno nel settore dei brevetti di invenzione, uno studio professionale che opera nel settore della proprietà industriale dovrebbe adottare la regola: una tipologia di prodotti/tecnologia, un cliente. Questa regola è essenziale sia quando vengono curati i clienti interni, sia quando ai clienti esteri non viene fornita solo attività di traduzione e gestione amministrativa.
    Purtroppo nelle aree in via di sviluppo ciò non è sempre possibile anche per motivi di equilibrio economico e/o di varietà della richiesta; ecco che allora si pongono per il professionista notevoli problemi di riservatezza e di segretezza non sempre facili da gestire.

  • 3.2 L'attività divulgativa

    Uno studio professionale può porsi sul mercato ammantandosi di un'alea di mistero facendo cadere dall'alto le sue prestazioni, ovvero attivamente e provocatoriamente proporsi per elevare la conoscenza dell'area servita capendo le reali esigenze del proprio interlocutore ed aiutandolo a capire.
    Nel primo caso lo studio professionale beneficerà dei vantaggi che l'ignoranza (nel senso di non conoscenza e non capacità di giudizio e decisione) dell'interlocutore comporta, nonchè del rispetto umano che ciò può indurre; questi benefici possono essere anche rilevanti e tra l'altro possono coprire eventuali errori, ovvero anche mascherare la poca o nulla professionalità dello studio professionale.
    Nel secondo caso che è auspicabile nelle aree in via di sviluppo, e lo è tanto più quanto più arretrate sono queste aree, l'attività di promozione e di divulgazione permette di migliorare continuamente la capacità di utilizzo, nonchè interpretativa e di giudizio dell'interlocutore in merito ai fattori connessi con la proprietà industriale. Tale attività divulgativa riverbera però i suoi effetti anche sullo studio professionale in quanto esso stesso è obbligato a migliorare continuamente la propria preparazione in un giro virtuoso di continuo perfezionamento. Ciò in quanto la clientela, capace di meglio comprendere le proprie esigenze e di meglio valutare la risposta professionale, porrà via via problematiche sempre più sofisticate e comunque imporrà risposte formulate correttamente.
    Uno studio professionale che sposi questa strada può fare molto per il tessuto commerciale e industriale in cui si colloca; possibili veicoli, in questo caso, sono le pubblicazioni, gli articoli su giornali e riviste, le conferenze, le comunicazioni, e soprattutto le spiegazioni estese ed esaurienti.
    Altri fattori di aiuto possono essere connessi con la ricerca e la messa a punto di marchi collettivi di qualità e/o di provenienza che divengono una garanzia per l'acquirente straniero dei prodotti così marcati.

  • 3.3 La struttura organizzativa

    Ormai da tempo è stata riconosciuta la non opportunità e la non convenienza, per le industrie, della organizzazione di servizi interni che gestiscono in proprio, e non solo coordinano, la proprietà industriale. Problemi qualitativi e di costo (normalmente il rapporto è di 1,8:2,3 a uno) rendono queste strutture interne non opportune. Sono invece sempre più sentiti i servizi interni di corretta archiviazione dei fatti aziendali e di documentazione tecnica estesa.
    La struttura organizzativa di uno studio professionale, per essere efficiente ed efficace verso la clientela e verso le proprie finalità istituzionali, deve avere un suo volume critico di personale al di sotto del quale l'attività consulenziale non può essere esplicata correttamente.
    Tale volume critico dipende anche da come viene organizzata e gestita la consulenza volante fornita per telefono o attraverso veloci incontri esplicativi; per un propositivo rapporto con la clientela, la consulenza veloce che puntualmente e tempestivamente risponde al cliente è essenziale anche se pone problemi di responsabilità e di corretta interpretazione da parte del cliente.
    E' dal volume critico e dal relativo rapporto di saturazione tra ore addebitate e ore di presenza, rapportato a quelle voci del conto economico che si ascrivono alla gestione in sè, che si ottiene quel valore di costo/ora al di sotto del quale nessuna prestazione può essere addebitata.
    uno studio professionale che operi nel settore della proprietà industriale dovrebbe avere al suo interno una struttura organizzativa che necessiti di supporti esterni solo per i motivi fiscali propri e per le attività legali. Ciò per questione di riservatezza e di completezza del servizio in tempi brevi.
    Un tale tipo di struttura, per poter disporre di un conto economico il cui punto di pareggio permetta di affrontare serenamente la competizione e nel contempo devolvere forze sul territorio, dovrebbe avere una saturazione non inferiore al 47/50% delle ore di presenza.
    Molti studi professionali abbinano all'attività connessa con i titoli di brevetto e con i marchi l'attività legale. Ciò, se da una parte è economicamente premiante, dall'altra abbassa il livello qualitativo del servizio legale che, necessariamente, è limitato culturalmente dagli input e dai casi tipici dello studio professionale. In aree economicamente poco sviluppate o in via di sviluppo questo abbassamento qualitativo non è molto sentito stando sia la relativa semplicità delle problematiche che l'industria, o il commercio pone, che la ridotta casistica di riferimento.
    Con il tempo, però, sviluppandosi l'industria e divenendo sempre più sofisticate le esigenze legali di detta, è opportuno che le due attività si separino divenendo autonome anche per evitare conflitti di interessi.
    Una componente importante di uno studio professionale che operi in un corretto rapporto prezzo/prestazioni è la gestione dei costi che, stando la loro eterogeneità, complessità e quantità, fattori tipici di questa attività, devono essere imputati di volta in volta, pratica per pratica; va da sè che, conseguenzialmente, anche la fatturazione relativa di ogni pratica è complessa e foriera di sorprese se non ben gestita.
    Se poi detta gestione dei costi (contabilità dei costi) è collegata al conto economico e ad altri fattori propri della gestione, ecco che una massa estesa e complessa di informazioni viene a coinvolgere tutti i centri di costo rendendosi disponibile per una gestione economicamente premiante ed idonea a porre in essere previsioni, sul medio periodo, prossime alla nuova realtà profilantesi.
    Un'altra componente importante è la gestione degli scadenziari, lavoro apparentemente facile, ma di fatto difficile e complesso, che direttamente e profondamente coinvolge gli interessi della clientela nel tempo e quindi dello stesso studio professionale.
    Una tale gestione, oltre a permettere di fornire alla clientela un supporto professionalmente molto utile, permette di mantenere nel tempo i contatti con la clientela e garantisce un certo reddito di posizione soprattutto inteso quale continuità operativa.

4. Conclusioni

Uno studio professionale che operi nel contesto del diritto industriale, come per altro ogni studio professionale che occupi un certo numero di collaboratori, deve essere gestito, e quindi visto e collocato, come una qualunque altra attività produttiva, ciò indipendentemente dal numero di addetti che la compongono.
Dalle scelte strategiche e dall'ideologia che le ha generate, il tutto dovendo essere di volta in volta strettamente collegato alla realtà in cui si colloca, dipende quindi non solo la capacità di reddito di uno studio professionale, ma la sua continuità nel tempo e la sua capacità di espansione e di contributo all'espansione.
A ciò si aggiunga che un tale tipo di studio professionale, se proiettato verso la clientela interna e se organizzato per fornire a detta clientela un supporto culturale continuo ed esteso, può aiutare tale clientela a crescere in un contesto dinamico e con una capacità concorrenziale elevata.
Aggiuntivamente, uno studio professionale che si colloca in un Paese in via di sviluppo, e che vuol fornire ai suoi interlocutori interni un servizio qualificato e professionalmente avanzato, deve preferenzialmente creare stabili rapporti fiduciari con altre aree tenendo presente il gap tecnologico esistente tra i due Paesi, gap che non deve essere tale da creare incomprensioni o difficoltà di dialogo.
Un tale rapporto collaborativo da una parte è propositivo per la crescita e la stabilizzazione professionale dello studio e dall'altra permette a detto studio di fornire al proprio territorio informazioni, considerazioni, valutazioni e più in generale assistenza ad un livello superiore, ma nel contempo compatibile con il livello conoscitivo e con la capacità di corretta gestione del nuovo, come disponibile culturalmente dalla realtà a cui detto studio si rivolge.
Un nuovo troppo sofisticato e portato avanti troppo rapidamente, qualunque nuovo esso sia, può essere più traumatico e dannoso di un vecchio radicato ed intrinsecamente vissuto; non pochi sono i danni e le cattedrali nel deserto create da chi non ha capito che un progresso graduale, senza spinte intrinsecamente traumatiche, anche se portato avanti in modo provocatorio e stimolante, è sempre più premiante, anche in termini di stabilità e consistenza del risultato, di una progressione forzata e posta fuori dalle capacità culturali naturali della maggioranza del gruppo.

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