Mala tempora currunt (3)
13 giugno 2011In allegato si riporta quanto apparso oggi, 13.06.2011, in CorrierEconomia, pag. 13.
Dopo decenni di sostanziale assenza, dopo aver accettato un ufficio brevetti e marchi nazionale con evidenti carenze, ora Confindustria pare si accontenti di una compensazione che è – nella sostanza – un argent de poche.
Pare si dimentichi che al brevetto comunitario è collegato un sistema legale di tutela, unificato all’interno della UE, adottante le stesse lingue ufficiali del brevetto comunitario.
Confindustria è cosciente di quante aziende nazionali padroneggiano una lingua straniera per capire un brevetto e/o un atto legale e quindi servire i propri interessi? Quante aziende italiane medio/piccole hanno tale possibilità? Quante invero devono compiere un atto di fede verso i propri professionisti?
Perché il “sistema Italia”, anziché accodarsi per sentirsi grande – così favorendo i propri primi competitori – non cerca di imporsi, di far valere i propri interessi? Perché accettare di tutelare i propri diritti inventivi solo con una lingua straniera?
Qualcuno ha l’effettiva idea di cosa voglia dire strutturare un brevetto o discutere in causa un brevetto in una lingua che non è la propria?
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